omeride: canto III

Di quando l’Omero divento’ “l’amico di merende”
Tutti i giorni seguenti li passai a portare a spasso Omero. Lo portavo ai paddock e lo lasciavo guardare in giro a conoscere il territorio e gli altri animali. Dalla scuderia mi facevano pressioni per liberare il box e io dovevo trovare il modo di collocarlo all’aperto. Era per lui la situazione migliore e in più qualcuno stava cominciando a storcere il naso … un asino in una scuderia non era carino! Così, dato che con gli altri asini non potevo metterlo e con i cavalli, vista la differenza di dimensioni, non mi fidavo, cominciai a lasciarlo, all’inizio per poche ore e poi sempre di più, in un piccolo recinto all’aperto. Ma inesorabilmente Omero trovava il modo di uscire e una volta fuori si lanciava verso i pascoli. Aggiunsi fili, reti, travi di legno … niente da fare, a testa bassa ispezionava ogni singolo centimetro del recinto e trovava sempre la soluzione per scappare: forse era un matematico! D’altronde i conti gli tornavano sempre! Per cui dopo vari tentativi mi rassegnai e lasciai che Omero scegliesse la sua strada e la sua compagnia.

All’interno della scuderia c’era un gruppo di sei cavalli che io definivo fortunati, che d’estate stavano sempre al pascolo e di notte potevano dormire fuori. Tra questi c’era anche il mio equino: Sonny, diminutivo di Sonnecchino, cavallo di razza PB (Puro Bastardo). Quando sono in branco, situazione i cavalli si distribuiscono a coppie e Sonny avevo come suo “compagno di merende” un altro cavallo anzianotto e tranquillo quanto lui, di nome Flan. Omero aveva scelto questo branco come compagni di avventure, ma il nuovo infiltrato era l’unico ad essere spaiato. Tuttavia con la stessa determinazione e convinzione che l’avrebbe contraddistinto in seguito e che probabilmente contraddistingue l’intera razza asinina, lui decise che il numero perfetto era tre! Per cui si aggiunse come se niente fosse alla coppia Sonny-Flan, con una particolare predilezione per Flan. Li seguiva come un ombra e si nascondeva dietro le loro zampe tutte le volte che c’era qualcosa che non andava e non lo convinceva … compresa la mia presenza. Non c’è che dire che erano soddisfazioni per una persona che sperava in un rapporto insolubile tra uomo e animale … ma il tempo sarebbe stato dalla mia parte!

Grazie ai suoi occhioni dolci e alla sua risoluta pacatezza girava tranquillo in mezzi a tutti i cavalli ed era riuscito a guadagnarsi un posto anche nel cuore del capo-branco che gli permetteva di avvicinarsi al cibo e all’acqua insieme a lui senza alcun gesto intimidatorio. Visto l’ottimo risultato, apparente, mi convinsi a lasciarlo con loro, in questo modo avevo liberato il box, lui stava in compagnia ed eravamo tutti felici … se non fosse che per lui non esistevano confini! Il filo elettrico era totalmente inefficace! Posizionato all’altezza dei cavalli e di intensità modesta, era uno strumento che non intimidiva affatto Omero! Mentre tutti gli equini avevano un rispettoso timore di quelle strisce bianche e si mantenevano a distanza, Ciuchino quasi non ci faceva caso a quella presenza. Decisamente basso riusciva con indifferenza a passare sotto al filo elettrico senza alcuno sforzo. Nei punti più bassi invece inarcava la sua schiena con una elasticità da fare invidia alle più grandi ginnaste e anche se sfiorava il filo … non c’erano problemi … la massa di pelo folto di cui era dotato nonostante il caldo estivo fungeva da isolante!

Così ogni santo giorno che andavo in scuderia mi trovavo Ciuchino (soprannome che gli avevo dato per la sua somiglianza al compagno di Shrek) che gironzolava libero per l’azienda, con enorme disappunto del titolare che non gradiva questa intraprendenza! Cercavo con gran pazienza di fargli capire che doveva stare dentro il recinto, e lui con gran pazienza cercava di farmi capire che quello che gli chiedevo non aveva senso! Come si dice: chi la dura la vince … e lui la vinse un’altra volta!



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Testo e realtà: Federica Ragazzi
Illustrazione: Irene Molin