omeride: canto VI

Una nuova casa per Omero
La malattia di Omero avanzava e il suo aspetto degenerava. Il veterinario non riusciva ad essermi di aiuto non avendo mai avuto a che fare con un asino! O forse andava alla ricerca di malattie esotiche nella speranza di trovare un caso eclatante. Le cure che facevo erano solo pagliativi. Come sempre la mia capacità di arrangiarmi prese il sopravvento e mi aiutai ad uscire da questa situazione. Feci ricerche su internet sulla piodermite e scoprii di cosa si trattava e cosa serviva per curarla. Cominciai la cura e la situazione migliorò, ma la malattia si lasciò dietro un asino decisamente brutto! Il muso era completamente senza pelo per colpa dei funghi e sul collo la criniera era ridotta a chiazze e piena di croste. Ad essere sincera, a vederlo così se non fosse stato il mio asino, non mi sarei mai avvicinata!

A dicembre mi fu offerta una opportunità lavorativa che mi avrebbe impegnato l’intera settimana fino a sera e mi sarebbe diventato impossibile andare in scuderia. Omero per il momento se la cavava, anche se non era all’Holiday Inn, ma il pensiero di lasciare Sonny chiuso in un box per l’intera settimana mi faceva star male. Iniziai la ricerca di una casa nuova che fosse adeguata per entrambi. Missione impossibile … o forse no? Scuderie con i così detti “dentro e fuori “, cioè box con pascolo annesso, non sono facili da trovare, ancor di più se tra i nuovi ospiti c’è un asino rognoso. Spesso mi rispondevano che c’era posto per uno e non per l’altro e l’altro era Omero! Oppure trovavano come soluzione un angoletto isolato dove rinchiuderlo … mancava solo il cartello con scritto “non avvicinarsi” e avremmo fatto un perfetto emarginato alla faccia di chi studia l’etologia!

Quando ero ormai presa dalla disperazione ad una amica venne in mente un probabile contatto. Chiamai e andai a vedere il posto. Il luogo era una azienda agricola che senza pretesa teneva a pensione un po’ di cavalli ormai a fine carriera. Il posto era molto bello, in mezzo agli alberi da frutto, tutto pianeggiante, i cavalli erano grassi e puliti e aveva oltre alla scuderia i famosi “dentro e fuori”. Fui folgorata! Spiegai la situazione e nel momento in cui mi fu detto che non c’erano problemi ad ospitarli entrambi, quasi mi commossi.

L’unico problema stava nel tempo materiale di costruire la capanna. Aspettai. Nella mia scuderia i rapporti si fecero un po’ tesi per la gestione di Omero. A dicembre chiamai Esther e le dissi di costruire la capanna entro la fine dell’anno perché avevo necessità di andarmene. Diedi il preavviso nella mia vecchia scuderia e agli inizi di gennaio mi spostai. Omero e Sonny avevano una nuova casa. Io stravolgevo le mie abitudini.



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Testo e realtà: Federica Ragazzi
Illustrazione: Irene Molin