omeride: canto II

Del prode Omero in visita agli stalloni
Il giorno dopo, entusiasta del mio nuovo regalo, mi alzai di mattina presto e corsi in scuderia. Omero si trovava in un box, per lui decisamente enorme, contornato da stangoni a quattro zampe. Si guardava in giro ma era troppo basso per poter vedere cosa c’era attorno. Entrai e mi accovacciai in un angolo e aspettai una sua reazione. Ero il primo essere vivente che gli dedicava un po’ di tempo e di attenzione dopo il suo sconvolgente cambiamento di vita. Era stato separato dalla mamma, aveva dovuto subire un viaggio lunghissimo, era stato accecato da flash fotografici, osservato da migliaia di occhi, finito in un box e rimasto … solo!

Ma ora c’ero io! Si era schiacciato in un angolo e mi osservava. Non sapeva cosa aspettarsi. Era diffidente, indeciso tra la paura e la curiosità. Ma io rimanevo lì ferma senza fare niente, lo chiamavo dolcemente e parlavo sottovoce. Alla fine la curiosità prevalse! Abbassò la testa, allungò il collo e guardandomi dal basso verso l’alto, sempre con le sue lunghe orecchi dritte si avvicinò. Rimasi ferma! Cominciò ad annusarmi! Io non feci nulla! Mi girò attorno! Non mossi un muscolo! Con la sua minuscola boccuccia mi addentò la ciccia del braccio! … Non mi mossi! … Scendevano solo lacrime! Il dolore fu così acuto che non ebbi il tempo di reagire od emettere un suono … solo lacrime. Lui mi guardava convinto e soddisfatto di aver trovato una nuova amica. Impiegai 10 minuti per riprendermi e solo 5 minuti al livido per comparire.

Uscii lentamente dal box facendo finta di niente con il braccio dolorante, presi capezza e longhina. Catturato il piccolo divoratore aprii la porta e tentai di farlo uscire. Immobile! Non ne voleva sapere. In fondo lo capivo: quel box al momento era per lui l’unica certezza, mentre fuori c’era un mondo che non conosceva. Per mia fortuna era piccolo, e riuscii con molta calma a portarlo nel corridoio della scuderia. I cavalli lo guardavano incuriositi, altri lo snobbavano … cos’era quell’essere minuscolo con il pelo ruffo?

Usciti dalla scuderia arrivammo sulla cavedagna che portava ai pascoli. La mia idea era di far conoscere un po’ alla volta Omero agli altri asini che erano in azienda così da metterlo insieme a loro. Il problema era Louis: stallone di razza pseudoromagnola, che fino a quel giorno l’aveva fatta da padrone! Ma usciti all’aria aperta, sotto un solo estivo cocente, scoprii a mie spese una legge della fisica di cui non avevo conoscenza! In situazioni di stress l’asino è in grado di assumere lo stesso peso specifico di un masso ciclopico! Che fare? Avanti non andava, indietro non veniva, di lato non si piegava … al settimo litro di liquidi persi capii che dovevo trovare un complice! Per mia fortuna quella mattina c’era Giorgio, un signore piazzato sufficientemente bene da aiutarmi a smuovere la bestiola. Così una che tirava, l’altro che spingeva, arrivammo finalmente davanti al paddock di Louis. Omero, riconosciute altre orecchie lunghe, mise in pratica un’altra legge della fisica che non pensavo appartenesse alla razza asinina: l’accelerazione! Come un fulmine, si lanciò sotto le corde e corse da quelli che lui reputava suoi amici, ma non fece in tempo a mettere dentro una zampa (in tutto questo io ero ancora attaccata a lui) che Louis gli si avventò contro addentandolo al collo.

Panico! Io e Giorgio tentammo di difenderlo in tutti i modi, ma Louis non mollava. Il piccoletto riuscì a divincolarsi e scappare fuori dal paddock, mentre noi allontanavamo lo stallone. Sul collo aveva l’intera arcata dentaria di Louis che di lì a poco gli avrebbe provocato una brutta infezione. Ma per il momento era salvo e praticamente indenne.

Sussisteva però un valido problema: se Louis non accettava Omero cosa avrei fatto? Dove lo mettevo? Non potevo di certo tenere occupato un box per un asinello. D’estate tutti i santi aiutano ma bisognava trovare una soluzione per l’inverno; va beh, avevo ancora qualche mese a disposizione per trovare una sistemazione.

Nel frattempo quel giorno accadde qualcosa di importante! In quel preciso momento, di luglio del 2004, Omero scelse la sua nuova compagnia: i cavalli!



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Testo e realtà: Federica Ragazzi
Illustrazione: Irene Molin