omeride: canto V

La malattia del prode Omero
Con il passare del tempo cominciò a rendersi necessario chiudere Omero all’interno di un recinto in maniera definitiva. Cominciava a fare più freddo e i cavalli non stavano più fuori tutto il giorno. La notte quando venivano rimessi in scuderia, Omero seguiva il suo gruppo trotterellando e si sdraiava nelle corsia di fronte al box di Flan, chiedendosi il perchè non poteva dormire con lui. Decidemmo di metterlo nel recinto di Louis. Il branco del pascolo era composto dallo stallone e dalla sua compagna, più altre tre cavalle. Decisamente ad Omero questa sistemazione non andava a genio e faceva di tutto per uscire, anche perché tutte le volte che entrava nel recinto Louis non gli dava pace e lo aggrediva. Nel giro di poco la cavalla più giovane lo prese sotto la sua custodia e le cose si stabilizzarono. Ma ancora la sistemazione non gli piaceva. Spesso era in mezzo al fango e la cosa lo infastidiva molto al punto che se ne stava sempre rintanato nel box o effettuava giochi di equilibrio per passare negli unici 5 cm di asciutto presenti.

Io lo portavo a spasso per abituarlo il più possibile alla mia presenza. Appena aprivo la porta del box con tutta la forza che aveva in corpo si metteva a spingere verso l’uscita. A volte riuscivo ad infilargli la capezza al volo mentre altre volte dovevo rincorrerlo per l’azienda. In quel periodo Sonny si era fatto male ad una zampa ed era necessario farlo camminare per riabilitarlo, così quando passeggiavo con lui mi portavo dietro Omero. L’asinello lo seguiva ciecamente e solo in rari momenti si faceva prendere dall’entusiasmo e si lanciava in circoli al galoppo, portando il muso in alto, passando sotto il collo di Sonny o schivandomi per un pelo. Altre volte semplicemente me lo portavo a spasso con la longhina e ogni giorno aggiungevamo un pezzetto in più all’itinerario, ovviamente senza non poche fatiche di convincimento. E’ chiaro che ero diventata un po’ l’oggetto di risa della scuderia … figuriamoci … a spasso con il somaro !!! Non si era mai visto!

Più frequentavo Omero, più mi rendevo conto di quanto fraintendessi i suoi messaggi corporei. Decisi che era necessario farmi aiutare da qualcuno! Alla fiera di Verona venni a contatto con un gruppo di asinari che organizzavano corsi per lavorare nel settore turistico con l’asino. Presi la palla al balzo e andai! Mi si aprì un mondo nuovo, opportunità di lavoro con i somari che mai avrei pensato e che mi avrebbe portato ogni anno a scoprire nuove realtà e ad avvicinarmi sempre di più a questo splendido animale!

Nella scuderia arrivò una epidemia di funghi che praticamente contagiò ogni animale e Omero non fece eccezione. Cominciò a perdere tutto il pelo sul muso assomigliando sempre di più ad un troll! Per complicare le cose ebbe un attacco di piodermite sul collo che finì per spelacchiarlo e renderlo inguardabile. Così ci fu vietato l’accesso alle scuderie, probabilmente preso come capro espiatorio, e mi trovai a dover curare il povero animale all’aria aperta sotto la pioggia invernale! Ancora una volta si presentò la necessità di trovare un posto adatto a lui in cui fosse accettato, nel bene e nel male! Cominciai la ricerca ...



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Testo e realtà: Federica Ragazzi
Illustrazione: Irene Molin