Omeride: canto VII


Canto VII- Si cambia vita

Arrivati nella nuova casa si trattava ora di adeguarci al nuovo stile di vita. Per Omero non era cambiato molto se non fosse per la nuova compagnia di Sonny, ma il cavallo si trovava improvvisamente all’aperto in uno dei mesi più freddi. I primi tempi Sonny era parecchio nervoso e non faceva troppo il delicato con Omero soprattutto quando era l’orario del mangiare. Omero dal canto suo lo prendeva con pazienza e per stanchezza. Lo osservava senza fare un movimento, e guadagnava con tutta calma centimetri dopo centimetri e non indietreggiava di fronte alle sue intimidazioni. Alla fine riusciva a raggiungere il fieno e a mangiare in serenità. Sonny una volta capito che il cibo era sufficiente per entrambi e che la nuova scuderia era puntuale nei pranzi, si rilassò e i due cominciarono ad instaurare un perfetto rapporto tra fratelli, dove ci si vuole bene ma i dispetti sono all’ordine del giorno.
Appena potevo andavo all’Azienda e facevo un giro a cavallo mentre Omero ci seguiva passo a passo trotterellando dietro senza mai perderci di vista. Ogni giorno diventava sempre più esuberante. Quando camminavo per il frutteto, capitava che Omero si staccasse improvvisamente partendo al galoppo, come se una vespa l’avesse punto sul sedere. Buttava in alto la testa guardandosi alle spalle, per poi inchiodare e girarsi di scatto e ritornare alla stessa velocità da dove era venuto, nel mentre emetteva un raglio che si interrompeva bruscamente come se avesse finito il fiato. Sonny lo guardava come il fratello maggiore guarda il suo fratellino fare disastri, a volte mi sembrava perfino sbuffasse come a voler dire “guarda che non si comporta così un cavallo!”….eh sì perché secondo me Omero era convinto di essere un cavallo, ma nell’animo era un perfetto somaro!
Per paura che si attaccassero troppo tra di loro impedendomi di lavorare in maniera autonoma con l’uno o l’altro, fin dall’inizio cercavo di abituarli a lavorare separatamente, ma tutte le volte che tornavo da una passeggiata, Omero mi sentiva da lontano e cominciava a ragliare in segno di saluto…così avevamo sempre l’entrata trionfale in azienda! Ci sentivamo importanti!…e di certo non passavamo mai inosservati. Un bel pomeriggio invernale, con il sole e la neve che copriva il terreno, mi misi a trottare e galoppare per il frutteto lasciando libero Omero di seguirci. Sonny correva come il vento e spingeva forte con le zampe per venir fuori dalla neve. Era bellissimo sentire la potenza del cavallo e la voglia che aveva di correre e io mi lasciavo trasportare da queste emozioni, con il cavallo che mi portava con entusiasmo e si lanciava al galoppo nelle cavedagne…..ma qualcosa ci rantolava alle spalle, mi ero scordata del somaro e girandomi notai che era un tantino in difficoltà. Lui non aveva le gambe lunghe di Sonny e di certo neanche gli stessi polmoni, per non parlare dell’entusiasmo…..cercava di starci dietro, ma la natura lo aveva creato per il deserto e la calma…non certo per quella situazione…..arrancava nella neve tutto sudato, con un gran fiatone, fischiando perfino con il naso, più perdeva terreno più si disperava……avendo paura che si sentisse male misi Sonny al passo e mi avviai in scuderia, in quel momento Omero sospirò e ringraziò i Santi che lo accudivano!