omeride: canto IV

L’asino è un cavallo?
Mi divertivo un mondo a prendermi cura del mio asinello, era bello pensare di poter crescere un puledro come volevo io, abituandolo alla mia voce, ai miei modi e cercando di creare una fiducia e un rapporto indissolubile. Avevo perfino smesso di fare passeggiate a cavallo e appena potevo mi dedicavo alla pulizia e alla nutrizione di Omero: volevo farlo crescere al meglio! Ma in tutto quello che facevo sbagliavo in una cosa, non tenevo conto del fatto che era un asino! Continuavo ad aspettarmi da lui un comportamento da cavallo. Un dettaglio da poco! Cavalli e asini sono specie diverse ma appartengono allo stesso genere. Sono razze talmente affini da consentirne l’accoppiamento e la nascita di puledri, anche se sterili. Il mio errore era di considerarlo un equino molto rustico ma con comportamento simile a quello del cavallo … come sbagliavo !!!

Il primo segnale di “diversità” me lo diede un pomeriggio. Estate, caldissimo, due del pomeriggio … si sudava anche a respirare, ma ero andata in scuderia lo stesso, anche se il perché mi sfuggiva! Cominciai a girare per i pascoli alla ricerca del mio somaro. I cavalli erano tutti immobili sotto gli alberi, posizionati testa coda per darsi via le mosche a vicenda, dormivano in piedi con il labbro inferiore che penzolava. Sonny, nonostante la maschera protettiva, aveva il muso rovinato dagli insetti e dal sole. Lui e Flan se ne stavano all’ombra quasi agonizzanti per il caldo, e anche per i cavalli più giovani non era molto diverso. Ciuchino con loro non c’era. Guardai in giro. Poco più in là all’interno di un altro pascolo scorsi una massa di pelo per terra. Mi avvicinai un po’. Era Omero, steso immobile sotto il sole. Ebbi subito una fitta al cuore, stava male, un colpo di sole o forse una colica e nessuno se n’era accorto. Di solito un cavallo in quella condizione sta sicuramente male! Corsi da lui, lo chiamai … non si muoveva. Santo cielo non una disgrazia! Non poteva succedere questo. Mi inginocchiai di fianco continuandolo a chiamare … ma che strano rumore che faceva! Respirava! Sì ma respirava un po’ pesante! Ma stava russando?!

Il placido animale aprì un occhio per guardarmi. Se avesse avuto la parola sono convinta che mi avrebbe fatto notare che non si fa rumore dalle 14 alle 16! Non ci volevo credere. Stava dormendo! Al tatto aveva una temperatura di almeno 40° C. Come diavolo faceva a stare lì! Vedendo che rimanevo accanto a lui, rinunciò alla sua pennica pomeridiana e si sollevò a malincuore. Annusò le mie mani per vedere se avevo qualcosa di interessante e poi si girò per raggiungere il suo gruppo. Io lo guardai allontanarsi e rimasi inginocchiata per terra con un colpo di sole in arrivo e un punto interrogativo disegnato in faccia. Decisamente era un equino strano!



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Testo e realtà: Federica Ragazzi
Illustrazione: Irene Molin